Sunday 23 August 2009

Paolo Fresu Quintet ”Kosmopolites”

Paolo Fresu Quintet

”Kosmopolites”
( Blue Note Records, 2005 )
Catalog # 8758702

Tracklisting:
1. In Viaggio
2. Kosmopolites
3. Spazi Provvisori 1
4. In Stretta Vicinanza
5. Calasetta
6. Hush Please!
7. Negli Occhi
8. Visions
9. Echoes
10. Spazi Provvisori 2
11. The Ride
12. Echoes 2
13. Variazione 12
14. The Silent Track
15. Lascia Ch’lo Pianga

Personnel:
Paolo Fresu – tromba e flicorno
Roberto Cipelli – pianoforte
Tino Tracanna – sax tenore e soprano
Attilio Zanchi – contrabbasso
Ettore Fioravanti – batteria

Review:
Kosmpolites esce in occasione del ventennale del quintetto di Fresu, dopo circa tre anni che il gruppo non produceva qualcosa di nuovo.
«Da quella intensa serie di concerti che preludevano all’anniversario dei nostri vent’anni di vita musicale comune festeggiati nel 2004, è nata l’idea di programmare cinque dischi interamente scritti da ognuno dei musicisti del gruppo, visto che ognuno ha da sempre partecipato in veste di compositore alla copiosa produzione discografica del Quintetto» (Paolo Fresu).
Il progetto è importante ed articolato: ben cinque lavori che verranno prodotti dalla Blue Note.
Kosmpolites è il primo a firma di Roberto Capelli (ad eccezione di Lascia ch’io pianga, a firma di Handel). Le esplorazioni musicali del quintetto si muovono in ambiti emotivi omogenei, ben standardizzati. Ciò non significa che il lavoro sia stereotipato o noioso, significa solo che, per certi versi vi è una maggiore attenzione alla tradizione, alle strutture meno sghembe.
La morbida bellezza del brano d’apertura “In viaggio” lascia intendere che le zone musicali percorse saranno crepuscolari, degne del miglior tramonto estivo.
Le sovrapposizioni dei fiati accarezzano l’udito e conducono in atmosfere smooth (Kosmopolites e Spazi Provvisori 1) sorrette da una carezzevole ritmica con Zanchi e Fioravanti che dettano i tempi d’entrata degli altri strumenti e sorreggono ogni melodia con il loro acume e la loro abilità tecnica. Ma tali atmosfere sono smosse da Fresu che, sia con la sordina che senza, è molto davisiano ed i suoi fraseggi smuovono anche i momenti più sdolcinati del disco, come nel caso del brano “In stretta vicinanza”.
Calasetta riprende quella marcata intensità frammentandola alla stregua di una colonna sonora di un film (in verità, tutto il disco sarebbe una valida colonna sonora sul quale poter scrivere la trama di un film!).
Negli occhi è lenta e triste, ma di quella tristezza di cui si può godere. Zanchi e Cipelli dialogano nella saudade dell’armonia, spinti dal vento dei fiati di Fresu e Tracanna che spesso – e volentieri – viaggiano insieme.
L’unisono di note e corpi permea l’intero album, evidenziando il lavoro ventennale che vi è alle spalle.
Anche la più “movimentata” Visions riprende gli stilemi classici, più boppeggianti e radiosi.
Echoes 1 e 2 sono, dal punto di vista linguistico, mainstream, con le note di Fresu che, sordina alla mano, le rende ancora più appetibili. Così come in Spazi Provvisori 2, dove Tracanna con il sax soprano fraseggia con il piano di Cipelli.
The Ride è un piccolo puzzle di suoni tra la tromba che con la sordina rende più aspri i suoni, il soprano ed il contrabbasso. L’assolo di batteria, fluido ed al contempo corposo cesella la chiosa finale del tema.
La melodia di Variazione 12 è tanto più classica perché scevra di ritmica che lascia al dialogo tra Fresu e Cipelli ogni parola.
The silent Trade è caratterizzata da una maggiore loquacità dei fiati. Mentre Lascia ch’io pianga, drumless e bassless, è arrangiata con accenti degnamente sinfonici.
Un lavoro scolpito nella roccia, un lavoro dagli aromi classici, ma con quella creatività che solo un gruppo così affiatato può sviscerare.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia

Courtesy of Soultrane

1 comment:

Anonymous said...

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